19 marzo 2012

Che cos'è il piacere? Limiti della concezione Schopenhauer-Freud






Freud riprende l'idea di Schopenhauer secondo cui il piacere presuppone la sofferenza.
Secondo Freud il piacere scaturisce quando avviene un allentamento della tensione psichica, tensione a sua volta corrispondente a una pulsione che preme per essere soddisfatta.

Ora, se il discorso fila abbastanza bene per quanto riguarda le pulsioni di auto-conservazione, non torna invece per quanto riguarda la pulsione sessuale.
Spiego: la fame, la sete, il sonno, sono condizioni di per sé negative: vengono vissute come stati di tensione spiacevole, e piacevole è il soddisfare tali tensioni mangiando, bevendo, dormendo.
Il desiderio sessuale, invece, corrisponde a una tensione che non è di per sé spiacevole: essere eccitati sessualmente è forse spiacevole? Certamente il piacere che si prova con l'orgasmo è molto superiore a quello che si prova nell'eccitazione, ma questo non toglie che si possa aver voglia di indugiare nelle fasi preliminari all'orgasmo, proprio per prolungare questo piacere.

Si potrebbe quasi pensare che i meccanismi regolatori della vita abbiano privilegiato la spinta alla conservazione della specie più che la spinta alla conservazione dell'individuo. Il piacere provocato nel soddisfacimento della pulsione sessuale (orgasmo) mi pare (mi sbaglio? altri hanno valutazioni diverse?) superiore, quanto a intensità, rispetto a quello provocato dal soddisfacimento delle pulsioni di autoconservazione.
Ma che significato ha, da questo punto di vista "strategico-biologico", il piacere associato all'eccitazione sessuale?

Resta, per tornare al punto iniziale, una carenza teorica sul tema del piacere, almeno per le mie - certamente limitate - conoscenze. Qualcuno dei lettori del blog mi sa indicare altre teorie sul piacere, oltre alla linea Schopenhauer-Freud?


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